Scultura

Mauro Crocetta:

Poesia della forma Forme poetiche pubblicato su “Vernice” ed. Genesi anno X – n.29/39 dicembre 2004
La necessità di toccare con mano i miei pensieri, di rendere tangibili le emozioni, di esprimere compiutamente ciò che la parola a volte dimostrandosi inadeguata non può, è stata la ragione primaria della mia passione per la scultura. Tutto ciò è detto meglio nella poesia “ Il sentimento del dolore” che dà il titolo al volume preparato per la mostra allestita nel Palazzo Ducale di Urbino nel 1991: “ Dove il tempo/ cancellate le ore/ si coprirà di eterno/ gli spazi/non avranno confini/ volerà la mia poesia/ Le forme vibranti/ libereranno/ le fantasie/ Il sentimento/ del dolore/ attaccato/ fuso/ col bronzo/ grumoso/ nel verde/ della superficie aspra/ e sonora/ volerà pur esso/ nella profondità/ infinita/ sottile/ agile/ trasparente/ libellula/ dei miei pensieri/ vibrante dolcezza/ dei miei tormenti/ languori/ di insopportabili/ ansie/ ritmi/ di magri volumi/ corde sottili/ di strumenti divini.
Le mie forme nascono per rendere tangibile la mia poetica rigorosamente pulita da scorie, essenziale nei volumi, elegante nelle movenze. Architetture dello spazio, segni nello spazio, occupazione lirica dello spazio. Come la poesia si sviluppa per suoni e per ritmi netti, aspiranti all’assoluto nitore del linguaggio che adesca per la sua facile comprensione e ti costringe a più profonde riflessioni, così le forme plastiche cercano di esprimere un linguaggio che arrivi all’osservatore nella maniera più immediata, ma che lo costringe al tempo stesso alla riflessione, cerca di trasmettere le emozioni che furono vive e presenti mentre uscivano dalle mie mani .
Il primo gruppo di ballerine rappresentano il momento estetico puro, la ricerca delle forme , la semplificazione dei volumi. Sono l’equivalente, nella poesia dei “Bozzetti”(1964).
Ma la poesia non è soltanto astrazione pura, idea avulsa dal mondo reale, ma mondo reale che si fa idea, assoluta verità per processo catartico. Così le sculture “ Viandante”, “Diaspora”, “Principessa”, “ Nefta”, “
Chernobyl”, “Apartheid”, “Fuga dal nucleare” ,”1991- Guerra del Golfo” sono assoluta rappresentazione del male nelle varie manifestazioni, sono lamenti di una umanità sofferente, disperazione della carne e dello spirito. Nelle forme plastiche, forse, sono riuscito a meglio rappresentare i mali del mondo, laddove la parola, seppure ricercata nella sua più autentica e primitiva significanza, mi sembrava inadeguata.
Necessitata dall’urgenza di testimoniare, dal bisogno di raccontare per immagini affidate alla nobiltà del bronzo, al calore del suo cromatismo, la poesia si trasforma in scultura, si affida alla sapienza dell’occhio che percepisce immediatamente la verità del messaggio; del tatto che disvela le emozioni condensate nelle superfici levigate o scabre. Poesia della forma che conserva integra la sua capacità di esprimere sentimenti e pulsioni dell’anima con la voglia e volontà solo di testimoniare. Ed in ciò nulla è cambiato da Fidia a Michelangelo, a Giacometti.
Ciò, evidentemente, prescinde da ogni sorta di ragionamento che ha poco o nulla a che fare con l’arte, quale può essere l’aspetto economico .
L’artista , anche quando come Durer tiene un’attenta contabilità delle opere vendute e dei denari incassati, nel momento creativo non si pone il problema del “quanto”. E’ un problema che interessa il mercante, lo speculatore, per i quali il prodotto d’arte è stato sempre un business e sempre lo sarà.
Il rapporto tattile con la creta o con la cera, prima della fusione è assolutamente ludico, e come ogni gioco dà piacere. E’ come reinventare l’uomo (la creatura che prediligo di tutto il mondo vivente), rimodellare le sue forme, dare eleganza ai suoi atteggiamenti, rendere nobile anche la più disperata condizione. In questo gioco non deve mai venir meno l’aspetto gioioso, il piacere, la “lussuria” della forma, la miracolosa metamorfosi del “Verbo” che si fa materia. Venere, dea della bellezza, s’innamorò del claudicante Vulcano mentre nella sua fumosa officina forgiava ogni sorta di metallo: L’armonia della forma che si fa possedere dalle forti mani di un dio zoppo e orrido. Ma anche il figlio di Calliope matrigna, Orfeo, che canta la struggente vicenda della sua vita.
Così, dopo aver raccontato e rappresentato la storia ed i suoi più recenti misfatti, urgente è diventata la necessità di tornare alla metafora totalizzante delle passioni che sono le più profonde pulsioni della vita: I Miti (Stamperia dell’Arancio-Grottammare 2001).
Sono nati insieme nella poesia e nella scultura “Icaro” che racconta l’ebbrezza del pensiero e l’abisso della condizione umana; “Leda con il cigno” a rappresentare la dolcezza dell’amplesso che non scade a consumismo volgare ed appagante, ma rimane sospeso nella dolcezza di un momento di puro piacere; “Attis,” giovane frigio a rappresentare l’eterna giovinezza, concupito dalla Gran Madre Cibele, e dalla stessa punito perché tradita per una giovane fanciulla; “Mirra,” la sacralità della vita che, seppur causata da rapporto incestuoso, gli dei la profumano di resina odorosa; “Cadmo e Armonia”, metafora della fine del viaggio esistenziale, ma non del sentimento che ci ha uniti alla persona amata “ …et subito duo sunt iunctoque volumine serpunt”; “Ermafrodito”, perdita di ruolo dell’uomo moderno.
La parola e la forma, il pensiero ed il gesto, dominio assoluto dell’idea che si fa suono (parola) e volume (forma) . Gli strumenti (la lingua per la poesia e la materia per la scultura) rimangono docili mezzi per rappresentare il proprio mondo.
La tecnologia moderna ha fornito nuovi mezzi di espressione .Video Art , Computer art probabilmente sono le nuove frontiere. Ma esse appartengono alle nuove generazioni che vivono di realtà virtuali, non reali, condannate, ahimè, a non conoscere il profumo della vita, il piacere dell’amore, la emozione di un fiore.
Martinsicuro,08.05.2002

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